08/02/15
Studio italiano conferma potere antiage della proteina Creb1. Si produce se si assumono meno calorie. Più salute per la gente e anche per il pianeta.
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"Chi ha paura di sognare
e' destinato a morire"
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Polarità e unità
La - scelta - come mezzo evolutivo

La polarita' della nostra coscienza ci pone continuamente di fronte a due possibilita' di azione e ci costringe a prendere una decisione, se non vogliamo restare apatici. Ci sono sempre due possibilita', ma noi al momento possiamo realizzarne una sola. Cosí ad ogni azione la possibilita' di polo opposto resta sempre non realizzata. Noi dobbiamo scegliere e decidere per esempio se restare a casa o uscire, lavorare o non far niente, avere dei figli o non averne, rivendicare il nostro denaro o dimenticarlo, sparare al nemico o lasciarlo vivere. Il tormento della scelta ci perseguita continuamente. Non possiamo eliminare la scelta, perche' « non agire » e' gia' una scelta contro la scelta.

Dato che dobbiamo deciderci, vogliamo fare almeno scelte ragionevoli o giuste, e per farlo abbiamo bisogno di un sistema di valori. Una volta che abbiamo questi valori, le decisioni diventano facili: abbiamo dei figli perche' sono utili al proseguimento della specie umana; spariamo ai nemici perche' minacciano i nostri figli: mangiamo molta verdura perche' e' sana, e diamo anche qualcosa da mangiare agli affamati perche' e' eticamente giusto.

Questo sistema funziona bene e rende facili le scelte, basta fare sempre cio' che e' buono e giusto. Purtroppo il nostro sistema di valori in base al quale operiamo le scelte viene continuamente messo in discussione da altre persone che nei singoli problemi prendono decisioni opposte, giustificandole con altri sistemi di valori: ed ecco che qualcuno evita di generare figli perche' al mondo ci sono gia' troppi uomini; un altro non vuole sparare ai nemici perche' anche loro sono esseri umani; c'e' chi mangia carne perche' la carne e' sana, e lascia che gli affamati abbiano fame perche' fa parte del loro destino. Quello che e' certo e' che i valori degli altri sono sbagliati, e irrita il fatto che non tutti abbiano gli stessi valori per giudicare che cosa e' buono e giusto.

E cosí ognuno comincia non solo a difendere i propri metri di valutazione, ma anche a convincere piú gente che puo' della bonta' dei medesimi. In ultima analisi bisognerebbe convincere tutti gli uomini della bonta' dei propri valori, perche' solo cosí avremmo un mondo buono, giusto e sano. Purtroppo lo pensano tutti! E cosí la lotta per i valori giusti continua ? e tutti vogliono tuttavia fare soltanto cio' che e' giusto.

Ma che cosa e' giusto? Che cosa e' sbaglíato? Che cosa e' bene? Che cosa e' male? Molti pretendono di saperlo, pero' non sono d'accordo tra di loro, e cosí siamo ancora una volta costretti a decidere a chi dobbiamo credere. C'e' da disperarsi!

L'unica cosa che possiamo fare per liberarci da questo dilemma e' convincerci che all'interno della polarita' non esiste bene o male, giusto o sbagliato in senso assoluto, cioe' oggettivo. Ogni valutazione e' sempre soggettiva e ha bisogno di uno schema di riferimento, che e' anch'esso soggettivo. Ogni valutazione dipende dal punto di vista e dall'angolatura di chi osserva ed e' percio' giusta se riferita a lui. Non si puo' suddividere il mondo in cio' che puo' esistere ed e' quindi buono e giusto, e in cio' che non dovrebbe esistere e deve quindi essere combattuto e distrutto. Questo dualismo degli opposti inconciliabili (giusto- sbagliato, buono-cattivo, Dio e diavolo) non ci porta fuori dalla polarita', ma ci fa sprofondare sempre piú in essa.

La soluzione risiede soltanto in quel terzo punto dalla cui ottica tutte le alternative, tutte le possibilita', tutte le polarita' sono ugualmente buone e giuste o cattive e sbagliate, essendo esse parte dell'unita' e possedendo quindi un giustificato motivo di esistere, in quanto senza di loro la totalita' non sarebbe totalita'. Per questo nel parlare della legge di polarita' abbiamo sostenuto con tanta insistenza che un polo deve la sua esistenza all'altro ed e' in grado di esistere solo grazie all'altro. Come l'inspirazione deve la sua esistenza all'espirazione, cosí anche il bene deve la sua esistenza al male, la pace alla guerra, la salute alla malattia.

Tuttavia gli uomini non rinunciano a voler sempre soltanto un polo e a combattere l'altro. Per altro chi combatte un polo di questo universo, combatte l'universo stesso perche' ogni parte contiene il tutto (pars pro toto). In questo senso Gesú diceva: « Quello che avrete fatto al piú piccolo dei miei fratelli, l'avrete fatto a me! ».

L'idea in se' e' teoricamente semplice, pero' urta contro una resistenza profondamente radicata nell'uomo, perche' la sua traduzione in pratica rende difficile la via. Se lo scopo e' l'unita', quella che abbraccia i contrari nella loro diversita', allora e' ímpossibile che l'uomo divenga sano o intero fintanto che esclude qualcosa dalla propria coscienza o si lascia limitare da qualcosa. Ogni:

« Questo io non lo farei mai! », e' il modo piú sicuro per impedire perfezione e illuminazione. In questo universo non c'e' niente di ingiustificato, ma ci sono molte cose di cui il singolo non riesce a vedere la giustificazione. Tutte le tensioni dell'uomo servono in realta' a quest'unico scopo: imparare a veder meglio i rapporti, (o meglio: imparare a diventare piú consapevoli, non a modificare le cose. )

Non c'e' niente infatti da modificare e migliorare, all'infuori della propria ottica.

FONTE : dal capitolo " Polarita' e Unita' " di "Malattia e Destino"
(il valore e il messaggio della malattia)
di Thorwald Dethlefsen & Rudiger Dahlke
(edizioni mediterranee)




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